Rete Teatrale Aretina

L’ATLETICO GHIACCIAIA

domenica 25 febbraio / ore 21.15 / Teatro Dovizi di Bibbiena

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Di Alessandro Benvenuti

Con Alessandro Benvenuti e Francesco Gabbrielli

Produzione Arca Azzurra Teatro

L’Atletico Ghiacciaia..è la Toscana. Il parlare sporco. L’anarchismo disorganizzato di un anziano che somiglia sempre più a una pentola a pressione con seri problemi alla valvola. È la voglia di un antico ordine che sembra portatore di un inconscio desiderio di disordine.

L’Atletico G. è una notte di fine ottobre così innaturalmente umida e calda da sembrare estate. È il tempestio dei sentimenti con accompagnamento sinfonico di grilli. È il candore immacolato della luna che con i ricordi porta instabilità emotiva, rabbia e recriminazioni… Parole sommate alle parole che da frasi si tramutano in larghi vortici. È forza centripeta/centrifuga. È Dentro e Fuori. Implosione/esplosione. E Gino, il nostro eroe che ne è il cantore primo, è megafono, manifesto, pennellessa e colore… e la tonalità preferita è il “verde bile”. Gino tutto è fuorché politicamente corretto. I suoi discorsi non appartengono a nessuna fede politica. Lui, ormai, è solo un pensatore emorragico.

L’Atletico G. è dedicato alla Toscana che crede di poter resistere nella sua poetica linea di confine. Alla Toscana che non si vuole arrendere ai propri stereotipi più beceri e macchiettistici.

L’Atletico G. è un canto d’amore paesano. Ma è anche il racconto di com’era il calcio prima che l’avvento massiccio della televisione lo deformasse in quella industria da forzati del look e del pallone che è diventato.

L’Atletico G. è la mia dichiarazione d’amore a una terra che mangia tutti i giorni pane sciapo e sarcasmo e nella quale, accanto ai cipressi, crescono da sempre come piante spontanee gli sfoghi dei grulli.

La ricerca è il nostro Dio… L’ incertezza il suo profeta.

L’Atletico G. è contemporaneamente una riscrittura quasi totale del Mitico 11 che ha avuto come primi due interpreti Novello Novelli (accompagnato da Fabio Forcillo) e Vito (accompagnato da Andrea Muzzi) e un omaggio alla figura di Gino presente sia nella saga dei Gori, sia, come spirito guida e ispiratore, in Gino detto Smith & la panchina sensibile. Gino, coprotagonista nei primi due episodi della trilogia dei Gori, è qui ripreso in mano da uno dei due autori (l’altro, lo ricordiamo, è Ugo Chiti). Lo scopo è quello di raccontare l’altra faccia di un personaggio che nella saga dei Gori resta, per dovere di drammaturgia, sacrificato nel giuoco di squadra familiare.

Breve e conclusivo “Sfarfallio” storico/sociologico

Coloro che ebbero diciott’anni a cavallo fra il ‘68 e il ‘77 praticarono, fra gli altri “sport”, anche quello dell’uccisione sistematica del padre in senso figurato, preferendo al proprio altri e più famosi padri putativi. Molti dei miei amici e coetanei scelsero Mao, Che Guevara, Marx o Lenin. Altri si affacciarono sul belvedere opposto. In tal modo, più tardi, tutti quanti si ritrovarono orfani di più di un padre. Da ciò la considerazione che alla fin fine la scintilla vera scaturisce sempre e solo in famiglia e il segreto della riuscita o no della tua vita è consegnato alle “Sacre Scritture” del DNA. Se non sai leggere quelle, difficilmente imparerai a leggere tutto il resto.