SENZA
venerdì 18 febbraio / 21:15 / Auditorium Le FornaciTeatro Le Fornaci di Terranuova Bracciolini
Venerdì 18 Febbraio ore 21:15
residenza artistica
Matteo Pecorini
SENZA
scritto, diretto e interpretato da Matteo Pecorini
scenografia Eliana Martinelli ed Eva Sgrò
disegno luci Simone Benucci
consulenza audio Tommaso Ferrini e Alessio Rinaldi
foto Paolo Lauri
produzione Kanterstrasse
Senza – è una condizione, uno stato di cose. Un momento della propria vita. A volte un breve periodo, altre volte, invece, una situazione destinata a durare.
“Senza” è la vita degli uomini privati dell’incontro, obbligati alla chiusura.
“Senza” è, in questo caso, la vita di chi parla: una persona affetta da disturbi, insicurezze, da patologie mentali, a cui appartengono i testi da cui nasce e si sviluppa lo spettacolo. Questi testi hanno una particolarità: sembrano esser privi di senso. Senza un significato comunicabile, comprensibile, essi sono i pensieri, le voci, le emozioni di… “una scimmia” consentitemi signore e signori di parlar per metafore questa sera, una scimmia!
Eppure…eppure da queste parole, apparentemente senza significato, emerge una condizione universale, propria dell’uomo moderno, che da dentro la propria stanza tenta di trovare un rapporto con il mondo esterno.
Chiuso in uno spazio limitato, arroccato sul proprio tavolo di lavoro, il soggetto inventa e gioca, osserva e ascolta, dialoga con un mondo che prende vita intorno a lui. Un mondo, il suo, fatto di pensieri e voci che sembrano fuoriuscire dalle proprie scatole-giocattolo, rimbalzando sul tavolo nella continua ricerca di un incontro.
La vita vera intanto scorre fuori da lì: da una porta o una finestra, il tempo affiora dentro la stanza e chiama la persona ad uscire, ma ogni tentativo sembra finire sempre con un fallimento, una ricaduta.
All’interno dello spettacolo trova allora posto la narrazione del periodo storico, delle questioni politiche e sociali come il lavoro, la sanità, il rapporto con il potere: il mondo che scorre e corre inesorabilmente avanti, mentre da dentro la sua stanza, la “scimmia”, non può far altro che osservarlo, trovando una via d’uscita, forse, soltanto nella potenza della fantasia.
L’immaginazione, con le sue ombre e i suoi tratti onirici, sembra infine rappresentare l’unica chiave capace di liberare l’uomo dalle proprie pareti senza sbarre, per restituirlo ad una dimensione di comunità.