Rete Teatrale Aretina

HESS

venerdì 20 gennaio / 21:15 / Auditorium Le Fornaci

Teatro Auditorium Le Fornaci di Terranuova Bracciolini

Venerdì 20 Gennaio ore 21:15
Kanterstrasse Teatro
HESS
di Alina Nelega
traduzione Horia Corneliu Cicortas
con Tazio Torrini
drammaturgia Simone Martini e Tazio Torrini
regia Simone Martini e Tazio Torrini
assistente alla regia Alessio Martinoli
regia video Blanket studio
produzione Kanterstrasse
con il sostegno di Regione Toscana e Fondazione CR Firenze

Rudolf Hess è stato sodale e ombra di Hitler sin dagli esordi, con lui ha diviso la prigione, la stesura del Mein Kampf e la carriera fino a divenirne vice e successore designato.
Rudolf Hess, misteriosamente e da solo, si paracadutò sulla Scozia nel 1941 per trattare una pace separata col governo britannico. Smentito da entrambi i fronti, fu internato in un manicomio inglese come pazzo.
Rudolf Hess fu condannato, alla fine della II Guerra Mondiale, all’ergastolo e rinchiuso nel carcere berlinese di Spandau, di cui è stato ultimo “occupante” vivendovi in totale solitudine per oltre vent’anni.
Rudolf Hess definito “L’uomo più solo del mondo”, “Il carcerato più costoso della storia” e “Sua Signoria Imprigionata” ha condotto a Spandau una esistenza signorile e sinistra, tra leggende di presenze spettrali, pranzi raffinati, biblioteche nel parco allestite per lui.
Rudolf Hess fu trovato morto il 17 agosto 1987, il giorno della sua scarcerazione. Aveva 93 anni e un cavo elettrico legato intorno alla gola.
Rudolf Hess fu cremato; i suoi resti dispersi per timore che la tomba divenisse teatro di raduni nazisti. Stessa sorte toccò al carcere di  Spandau. Stessa sorte toccò ai segreti che, forse, portava in seno. Fin qui la Storia.

HESS è un testo di fantasia, un immaginario testamento elaborato secondo i principi dei Dieci Comandamenti nell’ultimo giorno di vita di Rudolf Hess.
HESS è un testo difficile perché non è accomodante, non dà risposte preconfezionate, non ‘prende posizione’ e non aiuta a prenderne. Non ci mette di fronte la macchietta del gerarca in uniforme dal piglio isterico e autoritario.
Ci mette di fronte un vecchio amaro e dimesso, un debole, un vinto.
HESS è un testo difficile perché è respingente, a tratti caustico, non cerca ‘approvazione’, sembra scritto con lo scopo di colpire lo spettatore, sferzarlo con passaggi che suonano quasi moralistici.
HESS è un testo difficile  perché è ‘scomodo’ per i giudizi che dà, sulle presunte ‘libertà’ e ‘valori’ con cui avremmo respinto il pericolo di ‘dittature’ e ‘disvalori’. Sono criteri universali o cambiano prospettiva a seconda di chi ha vinto?
HESS non è un testo assolutorio, giustificatorio, apologetico, revisionista.
HESS non parla di nazismo, ma di noi stessi, della parte nera che cova in ognuno di noi. Un testo che, partendo da un personaggio rappresentativo di quanto ci sia di più distante dalle nostre ‘verità’ odierne, ci interroga su cosa sia la ‘verità’ profonda dell’essere umano. Che non è mai riposante.