Rete Teatrale Aretina

NOVECENTO

mercoledì 4 aprile / ore 21.15 / Teatro Dovizi di Bibbiena

cortile1

Di Alessandro Baricco, con Eugenio Allegri
Produzione Laboratorio Teatro Settimo

Negli anni a cavallo delle due guerre mondiali, abbandonato sulla nave dai genitori e ritrovato sopra un pianoforte da un marinaio, Novecento trascorre tutta la sua esistenza a bordo del Virginian, senza trovare mai il coraggio di scendere a terra.
Impara a suonare il pianoforte e vive di musica e dei racconti dei passeggeri. Sul grande transatlantico, Novecento riesce a cogliere l’anima del mondo. E la traduce in una grande musica jazz.
Cos’è Novecento?
Credo sarebbe inutile rispondere raccontando ancora una volta la genesi di uno spettacolo, poi di un libro diventato un “classico” e poi di una vicenda contorta e incomprensibile: tutti ormai sanno tutto e chi non sa può farne benissimo a meno, di sapere.
Potrei dire piuttosto ciò che Novecento non sarà mai più per me. Ecco non sarà mai più semplicemente un numero. Non sarà mai più soltanto il secolo appena trascorso. Non sarà mai più un riconosciuto periodo letterario o storico o filosofico o artistico, e via di seguito… Non sarà mai più solo un libro perchè semmai per me è stato innanzi tutto un “copione”.

Quello che invece voglio dire è che per me Novecento è stato e sarà per sempre il mio spettacolo e che, adesso finalmente lo posso dichiarare: io sono Novecento. Non sono l’unico, ma lo sono.

Voglio dire: io gli altri “Novecento” li ho conosciuti… e non in teatro! Da ragazzo: per esempio nella periferia torinese in cui sono nato e cresciuto tra gente semplice che la sapeva lunga e non parlava mai di sé; li ho visti nelle strade, nei bar, negli alberghi di molte città; alcuni mi hanno rivolto la parola; altri si sono affacciati a quei luoghi spesso tristi e squallidi che sono i camerini dei teatri, lì a farsi riconoscere; altri ancora che dicevano di esserlo non lo sono mai stati; altri non lo saranno mai; alcuni hanno finto di esserlo…; uno, o forse due, li ho persi di vista e chissà se rispunteranno mai da qualche parte.

Voglio dire: convivo da sempre con “novecento” perché tutta la mia famiglia è “novecento”, lo è quella di Lei, lo sono molti dei miei amici e dei suoi; lo sono quegli impertinenti della Famiglia Holden; lo sono molti che se ne sono andati per sempre.

Tuttavia si sappia che Novecento è in giro, dunque lo si potrà ancora vedere: “usciti” dal teatro basterà camminare per strada per sentirsi anche solo sfiorare da un qualsiasi bambino nato su una “nave”: basterà allungare un po’ le orecchie per sentire lontana ma nitida una voce che dice: “… tutta quella città, non se ne vedeva la fine…”.

Eugenio Allegri